Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

mercoledì 14 luglio 2021

Turismo vaccinale

 Ieri ho fatto la seconda dose del famoso vaccino Pfizer. L'ho fatta più che altro per evitare brutte sorprese con il lavoro, tipo: "Sa, lei non è vaccinato, è un problema di sicurezza, non sappiamo dove collocarla, se ne stia a casa in cassa integrazione, per ora". In coda con il mio bel numerino (una coda ben organizzata e piuttosto veloce) me la sono sbrigata in meno di mezz'ora. Tutto molto efficiente, considerato che l'atmosfera era quella di festa paesana di lobotomizzati. Siamo lì per celebrare un rito collettivo, perché di questo si tratta. Non sappiamo cosa ci iniettano, né se funziona, né se questa storia abbia un minimo senso. Noi dobbiamo solo celebrare il nostro dovere/diritto alla salute, sancito dal governo. Lo facciamo  tutti (vaccinati, infermieri e personale della Protezione civile) perché, in fondo ce lo hanno detto. E noi crediamo a tutto quello che ci dicono, ormai, anche i complottisti. Cambia solo il tipo di credenza. Noi, piccoli individui consumatori, siamo numerini su un tabellone elettronico: dosi da smaltire, ordini da prendere da qualcuno che, in modo inquietante, non ne sa molto più di te. È questa l'atmosfera degli anni 20. Gente che si muove da tutte le parti per fare qualcosa di cui probabilmente non sa nulla. Mai. L'importante è muoversi. L'ha detto la televisione. Turismo vaccinale. 

Ma nel fondo, nel fondo di tutto, le anime brillano ancora, chissà fino a quando.


giovedì 19 marzo 2020

C'è bisogno di poeti

Poeti veri, non i mediocri balbettanti  che si leggono sui social con le loro poesiole da terza media su "L'Italia ai tempi del coronavirus" e che possono soddisfare solo gli appetiti estetici dei miserabili analfabeti di ritorno che pullulano in questa povera penisola.
No, ci vorrebbe un nuovo Ungaretti, un nuovo Montale, un nuovo Leopardi, un nuovo Cardarelli. Un nuovo Pasolini.
Ci vuole un poeta che celebri la VITA,  non la sopravvivenza.
Perché la vita è l'angelo tremendo di Rilke, non la poesiola del "Andrà tutto bene." La vita è fragore, tenebra e luce accecante, memoria dissepolta e ecatombe di luce, promessa dell'alba e resurrezione dei corpi. Oppure è danza di fiocchi di neve, celebrazione degli interstizi tra atomo e atomo.
Perché ogni parola è un Dio.

sabato 7 marzo 2020

Tempi troppo interessanti

Eppure ce ne sarebbero di cose: il famoso coronavirus; l’asteroide di Aprile; la guerra semi liquida e semi fredda tra America e Cina e America e Russia e America e resto del mondo; l’accanimento del politically correct sulle menti ormai annichilite dei peones digitali di tutto l’Occidente; la morte che lavora sui visi della gente, ogni anno più visibile; la vita che fa altrettanto e che pertanto si capisce essere interscambiabile con la morte; le ipotesi sulle origini dell’universo, del multiverso, della materia oscura, dell’energia oscura; la situazione politica italiana (no, di questo non vale la pena scrivere); il parallelismo tra Pascal e Nietzsche nella filosofia di Chestov; la bellezza delle donne; la misoginia in Saul Bellow; gli scrittori di destra e sinistra; la necessità dell’entusiasmo per vivere e la mia cronica mancanza di esso; certe mattine di sole; la bellezza della vita in certi giorni del 2017, 2018 e 2019; parallelismi tra Cristo e Buddha; letteratura alta e letteratura bassa; il problema dello smaltimento delle caccole del naso; Dio e la morte; il nulla e il formaggio pecorino DOP; Barbara D’Urso alla luce della filosofia della Scuola di Tokyo; Piero Angela: torinesi falsi e cortesi?; il tempo, Sant’Agostino e i cambiamenti climatici…
Insomma, viviamo in tempi troppo interessanti, che sfiancano. Bisogna avere un ego durissimo per mettercisi. In un mondo dove ci sono milioni di blogger, ognuno dei quali crede veramente di fare qualcosa di diverso, l’unica cosa da fare sarebbe tacere. Ma tacere non posso.

sabato 8 febbraio 2020

Pascal e l'abisso


Pascal vedeva sempre un abisso sotto di sé, anche a casa: per tranquillizzarsi ci sistemava sopra una seggiola. Adesso si potrebbe parlare di disturbo d’ansia generalizzato o agorafobia. “Il silenzio di questi spazi infiniti mi atterrisce” è una frase assolutamente indicativa di uno stato che il XXI secolo (il secolo dei viaggi low cost) definirebbe patologico. Ma Pascal vedeva giusto. Il suo errore consisteva nel pretendere che anche gli altri vedessero l’abisso che lui vedeva. Ma per vedere l’abisso bisogna essere nudi e senza difese, come di fronte a Dio. Un mondo che porta solo maschere non vede l’abisso, ne diventa parte integrante. Guai a chi non vede l’abisso, l’abisso lo inghiottirà. Dio è tremendo.

venerdì 7 febbraio 2020

Un quasi umano a Sanremo

Roberto Benigni che legge il Cantico dei Cantici (a modo suo) a Sanremo. Un quasi umano che dona antiche vestigia di splendore a una platea di scimmie capaci solo di tirargli addosso banane di incomprensione. Benigni sembra uno che in qualche modo ricorda lo splendore, ma che avendolo tradito da troppo tempo, se ne fa carico, come se fosse uno sberleffo. Non può dire quello che sa, o non sa fino in fondo quello che dice.

sabato 18 gennaio 2020

Conoscere la disattesa


Gli umani di quest’epoca sono dei disinformati informatissimi. È come se non riuscissero a mettere insieme i pezzi (o non volessero), per cui ognuno vive basandosi su quello che ritiene di aver capito. In questo non ci sarebbe nemmeno qualcosa di strano, se non che  mancando qualsivoglia coesione in questa società che non sia il profitto o l’immagine di sé, gli esseri risultano condannati a una solitudine atroce, della quale nemmeno sono totalmente consapevoli. Da qui arriva l’esigenza di tutti questi corsi di yoga, cucina, cucito, ballo sudamericano, ecc. 
Conoscere veramente l’uomo, significa conoscere la disattesa. L’uomo manca sempre il bersaglio, tanto più quando gli sembra di centrarlo. Questo accade perché l’uomo è un essere manchevole, che attende di essere completato da un Dio, che non si fa vedere da nessuna parte. A volte, però, la Presenza completa ciò che mano umana non potrebbe. E nemmeno ci si accorge di quanti miracoli accadono ogni istante.